L'autismo è una condizione che ha una base biologica. È quindi razionale cercare per una condizione biologica, che comporta in molti casi una grave disabilità spesso accompagnata da comportamenti dirompenti, dei farmaci o, più in generale, degli approcci biochimici e non solo abilitativi. Purtroppo al presente la medicina ufficiale offre molto poco: farmaci psicotropi per i comportamenti dirompenti, che non sempre sono efficaci e che provocano spesso effetti indesiderati anche gravi nel breve e nel lungo periodo.

È quindi comprensibile che i genitori cerchino rimedi alternativi, rivolgendosi a medici incuranti della evidence based medicine, o passando da testimonianze di altri genitori a terapie fai da te.

Una terapia che viene praticata da molti genitori col metodo fai da te è la somministrazione di cannabis anche e soprattutto a bambini in età prescolare. Questi atteggiamenti sono, al momento attuale, molto pericolosi per le persone con autismo.

Cosa sappiamo:

La pianta di cannabis contiene centinaia di composti e tra questi sono stati isolate, negli anni 60 del secolo scorso, due sostanze, cannabidiolo (CBD) and Δ9-tetrahydrocannabinolo (THC,) che hanno i requisiti per essere sperimentate come farmaci. Già esistono delle indicazioni, ammesse anche dal Servizio Sanitario Nazionale, per la cannabis terapeutica: sclerosi multipla, dolore oncologico e cronico, vomito e inappetenza da chemioterapici, cachessia (in anoressia, HIV, chemioterapia), glaucoma, sindrome di Tourette, epilessia farmaco resistente.

Le premesse per fare una sperimentazione sull'autismo, e in particolare sui comportamenti dirompenti, ci sono. Ma parliamo di premesse per la sperimentazione, non di terapia.

Adi Aran e colleghi hanno scritto su questo tema un articolo https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7000154/ da cui traduco quanto segue:

"Numerosi studi di larghe dimensioni hanno dimostrato che grossi rischi di diminuita motivazione, dipendenza, leggero declino cognitivo e schizofrenia sono direttamente correlati alle concentrazioni di THC e CBD nella preparazione usata, nel senso che maggiore era il rapporto di THC rispetto a CBD, maggiore era il rischio"

"Gli studi sull'epilessia nei bambini hanno incluso pochissimi bambini di età inferiore a 5 anni"

"Gli studi sugli animali indicano che l'uso di CBD e del suo analogo cannabidivarin (CBDV) durante lo sviluppo precoce è relativamente sicuro, mentre è stato trovato che l'uso di THC, con o senza CBD, durante lo sviluppo precoce altera la struttura e la funzione del cervello."

"Il trattamento con cannabinoidi è associato con un effetto placebo relativamente alto, paragonato con altri trattamenti farmacologici. Si suppone che l'effetto placebo possa essere anche maggiore negli studi sull'autismo che utilizzano valutazioni comportamentali soggettive. Da qui si ricava che studi controllati con placebo sono necessari anche per una valutazione preliminare di efficacia"

"Molte famiglie sono interessate all'uso di prodotti con un contenuto relativamente alto di THC, che comporta un rischio maggiore di severe comorbilità neurocomportamentali in questa popolazione vulnerabile rispetto alla popolazione generale"

E conclude

"L'uso di cannabis medica nell'autismo dovrebbe essere al momento limitata alle sperimentazioni cliniche e a casi selezionati di severa irritabilità resistente ad altri trattamenti"

Negli Stati Uniti è in corso una sperimentazione che dovrebbe concludersi nel luglio 2024.

https://beta.clinicaltrials.gov/study/NCT03202303

Si auspica che anche in Italia partano sperimentazioni che chiariscano i reali benefici e rischi della cannabis.

Daniela Mariani Cerati

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